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      In un angolo, in disparte, siedono due donne di non comune apparenza. Una di esse è una mulatta decentemente vestita, dell’età dai quaranta ai cinquant’anni, con gli occhi pieni di dolcezza, e di nobile e avvenente fisonomia. Essa ha in capo un turbante fatto con un bel fazzoletto rosso di madras. Le sue vesti sono di stoffa scelta e ben fatte, e dimostrano che verso lei si ebbe gran bontà e amorevolezza. Al fianco di questa donna si stringe con ansia una giovinetta di quindici anni, che è sua figlia; è una meticcia, come si scorge facilmente dal color del viso, benché somigli molto alla madre. Essa ha gli stessi occhi neri e soavi, con più lunghe ciglia e con capelli bruni dorati più copiosi. Anch’ella è vestita molto lindamente, e dalle sue bianche e delicate mani si conosce che non fu mai impiegata in faccende servili. Ambedue devono esser vendute l’indomani nello stesso lotto che i servi di Saint-Clare, e la persona a cui esse appartengono e alla quale il denaro della loro vendita sarà trasmesso, è un ecclesiastico di Nuova York. Egli riceverà questo denaro, e andrà poi a compiere i sacri riti all’altare del Dio suo e di quelle poverette, né vi penserà più.
      Le due donne, per nome Susanna ed Emmelina, erano state al servizio di un’amabile e pia signora della Nuova Orléans, che le aveva diligentemente istruite e allevate. Esse avevano imparato a leggere e a scrivere, conoscevano le verità della religione, e la loro sorte era stata sì felice, come può mai esserla la sorte degli schiavi.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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