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      E quando mi ebbe promesso la libertà, morì.
      — Avete degli amici? — le domandò Emmelina.
      — Sì; — rispose l’altra — mio marito è fabbro, e il padrone, di solito, lo dava a nolo. Mi hanno fatta partire così in fretta, che non ho avuto il tempo di rivederlo, ed ho quattro figli! O mio Dio, mio Dio! — esclamò la povera donna, coprendosi con le mani la faccia.
      È cosa naturale che chiunque ascolta un racconto doloroso cerca nella sua mente parole di conforto; ed anche Emmelina avrebbe voluto dire qualche cosa; ma nulla trovò. Che cosa avrebbe potuto dire?
      Quasi per un accordo comune, ambedue evitarono di parlare dell’uomo orribile divenuto loro padrone.
      La religione è di sostegno nelle ore anche più fosche. La mulatta apparteneva a una chiesa metodistica; essa non aveva molta educazione intellettuale, ma uno spirito sincero di pietà.
      Emmelina era stata istruita con maggior cura, e la sua buona e religiosa padrona le aveva insegnato a leggere e scrivere, e le aveva fatto studiare la Bibbia.
      Ma è pur duro cimento alla fede dei più zelanti cristiani il vedersi abbandonati, almeno in apparenza, alla malvagità più sfrenata!
      Il piroscafo s’inoltrava, col suo carico di dolori, verso la sorgente del Fiume Rosso, sulle onde agitate e melmose, attraverso sinuose rive; e mesti occhi seguivano con sguardi abbattuti le sponde scoscese d’argilla rossastra, a mano a mano che esse scorrevano nella loro uniformità desolante.
      Alla fine il piroscafo si fermò dinanzi a una piccola città, e Legrée sbarcò coi suoi schiavi.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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