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      Egli conduceva seco Enrico, e spesso lo teneva fino allo due o alle tre dopo mezzanotte. Lo introdusse nelle case da giuoco; ed Enrico era uno di quegli uomini che, quando hanno posto piede là, non se ne possono più staccare. Il cugino gli procurò quindi la conoscenza di una signora, e ben presto m’avvidi che il suo cuore non era più per me. Non me lo diceva, ma io me ne accertavo di giorno in giorno: mi sentivo morire di passione,ma non potevo dire una parola.
      «Lo sciagurato gli si offerse di comprare me ed i nostri figli per pagare i debiti di giuoco che gl’impedivano di ammogliarsi come desiderava, ed egli ci vendé!
      «Un giorno mi disse che aveva da fare in campagna e che starebbe due o tre settimane assente. Mi parlava con maggior benevolenza del solito; disse che tornerebbe; ma io non m’illusi: sapevo che era giunta l’ora. Pareva che io fossi trasformata in sasso, né potevo dir parola o piangere. Ci abbracciò, i figli e me, e partì.
      «Lo vidi montare in sella, e lo seguii con gli occhi fino a che sparve; poi caddi tramortita. Allora venne quel maledetto per prender possesso di noi. Disse che aveva comprato me ed i miei figli, e mi mostrò le carte. Io gl’imprecai dinanzi a Dio, e gli dissi che sarei morta piuttosto che vivere con lui.
      «— Come vi aggrada; — rispose egli — ma se non vi comporterete ragionevolmente, io venderò i due figli e li manderò sì lontano, che non ne avrete più notizia. —
      «Soggiunse che fin da quando mi aveva vista la prima volta, si era fitto in capo di avermi, che aveva condotto Enrico alla necessità di contrarre gravosi debiti al fine d’incitarlo a vendermi; che aveva facilitato le sue relazioni d’amore con un’altra donna, e che io dovevo persuadermi alla fine come non giovassero a nulla gli sdegni, le lacrime, ed altrettante cose.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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