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      — Voi dite che c’è un Dio! — proseguì la donna, dopo alcuni momenti. — Un Dio che guarda dal Cielo e vede tutte queste cose. Chi sa! Forse è vero. Le suore nel convento parlavano di un Giudizio universale, in cui ogni cosa verrà in luce. Oh, qual vendetta non sarà mai fatta in quel giorno!... Credono che sia nulla ciò che noi soffriamo; eppure talvolta, nell’aggirarmi per le vie, mi parve che nel mio cuore fosse un tal carico d’angoscia da fare sprofondare la città. Io m’augurai mille volte che le case mi piombassero addosso o che la terra m’inghiottisse. Sì! E nel giorno del gran Giudizio, mi leverò nel cospetto di Dio testimoniando contro coloro che hanno distrutto, corpo e anima, i miei figli e me.
      «Quando ero zitella, me ne ricordo, sentivo religiosamente. Amavo Dio e solevo pregare. Ora sono un’anima perduta, inseguita dai demoni che mi torturano notte e giorno. Essi mi spingono, e uno di questi giorni mi faranno commettere qualche cosa; — soggiunse stringendo il pugno mentre un lampo di follia le passava negli occhi — lo manderò dove merita, una di queste notti, a costo d’esser bruciata viva. —
      Uno scroscio di risa selvaggio, che finì in un singhiozzo convulso, risonò per la stanza. La donna si gettò sul pavimento, dibattendosi furiosamente.
      Di lì a pochi momenti parve che quell’accesso di frenesia dileguasse; si alzò lentamente, si ricompose.
      — Posso fare qualche altra cosa per voi, pover’uomo? — domandò poi avvicinandosi a Tom. — Volete ancora un po’ d’acqua? —
      Nella voce e nei modi di Cassy vi era una tale dolcezza ed un accento di sì viva compassione, che troppo contrastavano con l’indole selvaggia dimostrata poc’anzi.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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