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      Durante il mio soggiorno in Francia, tenni dietro con vivissimo interesse alla storia del mio popolo in America. Osservai da gran tempo la lotta tra abolizionisti e colonisti, ed ebbi, come spettatore, impressioni tali che non avrei potuto avere partecipando alla lotta stessa.
      «Concedo che questa Liberia abbia sovvertito ogni specie di buoni propositi, sì da servir di eccezione contro di noi. Senza dubbio i nostri oppressori si valsero di ciò come mezzo di ritardare la nostra emancipazione. Ma non c’è un Dio al disopra di tutti gli uomini? Non può Egli, nonostante tutti gli ostacoli, fondar per noi una nazione?
      «Ai tempi nostri una nazione si crea in un giorno. Essa trova risolto il gran problema di una vita repubblicana e di una compiuta civiltà; non v’è in ciò da scoprire, ma da applicare. Uniamo le nostre forze, e vedremo qual partito si possa trarre da questa nuova impresa. Il maraviglioso continente africano si apre dinanzi a noi ed ai nostri figli.
      «La nostra nazione spanderà intorno a sé l’influsso della civiltà e del Cristianesimo, e vi fonderà potenti repubbliche, le quali, propagandosi con la rapidità della vegetazione dei tropici, fioriranno per tutti i secoli avvenire.
      «Direte forse che io abbandono i miei fratelli schiavi? Penso di no. Se io li dimentico un’ora, un istante della mia vita, Iddio dimentichi me pure! Ma che posso fare io qui per essi? Posso rompere le loro catene? No, non lo potrei come individuo; ma lasciate ch’io faccia parte d’una nazione la quale abbia voce nella famiglia delle nazioni, ed allora potremo parlare.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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