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      Ma perché Sully non ha messo il più bel bricco per il tè, quello che il padroncino comprò per la signora a Natale? Vado subito a prenderlo. La signora ha avuto notizie del padroncino?
      — Sì, Cioè; una sola riga, quanto basta per dirmi che sarebbe qui stasera, potendo: ecco tutto.
      — E del mio povero Tom non ne parla? — chiese Cioè, che si attardava intorno alle tazze del tè.
      — No, Cioè; Giorgio non mi scrive nulla di lui. Egli dice che ci racconterà ogni cosa quando sarà giunto.
      — Il padroncino è proprio fatto così: più disposto a parlare che a scrivere. Osservai in lui questa particolarità; e per me, davvero, non ho mai capito come facciano alcuni a scrivere quelle loro lettere lunghe lunghe. Ci vuol tanto tempo e tanta fatica a scrivere! —
      La signora Shelby sorrise.
      — Credo che il mio povero vecchio non riconoscerà più i ragazzi;— continuò Cloe — e la piccina, Signore Iddio, è ora una donnetta, e buona anche, e garbata! Ella è in casa adesso, e sta badando alle focaccette. Le ho fatte giusto come al mio pover’uomo piacevano tanto, come quelle che gli diedi il giorno in cui me lo condussero via. Dio ci benedica! Quanto soffersi quel giorno! —
      A quest’allusione la signora Shelby sospirò e si sentì un peso sul cuore. Essa era un po’ inquieta fin da quando le era pervenuta la lettera di suo figlio, e pareva che quello strano silenzio fosse di cattivo augurio per tutti.
      — La signora ha i biglietti di banca? — domandò Cloe ansiosamente.
      — Sì, Cloe.
      — Mi preme mostrare al mio vecchio quegli stessi biglietti che il pasticciere mi ha dati.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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