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      La storia della vecchia Prue (capitolo XVIII) ebbe a testimone oculare un fratello dell’autrice, che era in una gran casa di commercio della Nuova Orléans. Dalla stessa sorgente ella trasse il carattere del piantatore Legrée, del quale suo fratello stesso aveva visitato la piantagione in un recente suo giro, e così ne scriveva:
      «Egli mi fece tastare il suo pugno, che somigliava a un’incudine o a una spranga di ferro, dicendomi ch’erasi incallito a forza di abbattere negri. Quando partii dalla sua casa, diedi un lungo sospiro, come se fossi scampato dalla caverna d’un orco.»
      La tragica storia di Tom si è anch’essa più volte rinnovata, e nel nostro paese vivono i testimoni che possono attestarlo. Bisogna rammentarsi che negli Stati del Sud la legge non ammette la testimonianza d’un negro contro un bianco, e ognuno comprenderà come orrori simili a quelli narrati possano rinnovarsi dovunque esista un uomo nel cui animo l’ira prevalga all’interesse, e uno schiavo che abbia coraggio, o principii abbastanza fermi da resistergli. Nulla v’è che protegga la vita dello schiavo se non il carattere del padrone. Fatti orrendi, da cui l’animo rifugge, vengono di quando in quando a cognizione del pubblico, ed i commenti che si odono fare spesso muovono anche più a sdegno che i fatti medesimi. Solo si dice: «Può darsi che tali cose talvolta accadano; ma ciò non prova che accadano solitamente». Se le leggi della Nuova Inghilterra consentissero ad un padrone di torturare, fino a farlo morire, un principiante di mestiere, senza che la legge lo punisse, si vedrebbe ciò con la stessa calma?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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