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      Il traffico dei negri è considerato ora dalle leggi americane come una pirateria; ma un traffico dei negri non meno sistematico di quello che un tempo si faceva sulle coste d’Africa è l’inevitabile conseguenza della schiavitù americana. E potrebbero mai annoverarsi tutti gli orrori di essa?
      L’autrice ha dato solamente un pallido riflesso, una debole pittura delle angosce e della disperazione che in quest’ora stessa straziano migliaia di cuori, pongono sossopra migliaia di famiglie, e riducono una razza conculcata e sensitiva alla demenza e ad ogni doloroso estremo! Molti fra noi videro madri che da questo traffico ignominioso furono spinte a trucidare i propri figli e che poi nella morte cercarono un rifugio contro miserie temute da esse più che la morte stessa.
      Nulla di tragico può essere scritto, né detto, né concepito che pareggi la tremenda realtà delle scene quotidiane e dello azioni d’ogni istante nel nostro paese all’ombra della legge americana, all’ombra della croce di Cristo.
      Ed ora, uomini e donne d’America, è questa una cosa da prendersi con indifferenza, da essere scusata o passata sotto silenzio? E voi, possidenti del Massachusetts, del Nuovo Hampshire, del Vermont e del Connecticut, che leggete questo libro al chiarore del vostro fuoco nella stagione invernale; voi, generosi armatori e marinari del Maine, è questa una cosa che possiate favorire e incoraggiare? Nobili e generosi uomini di Nuova York, agricoltori del fertilissimo ed allegro Stato dell’Ohio, e voi, abitatori dei prati immensi degli Stati d’Occidente, rispondete: è cosa che possiate proteggere e favorire?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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