Pagina (19/258)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      – Gli voglio molto bene – conchiuse essa con una franchezza che faceva credere nella sincerità di tutte le altre sue parole. E anche il Brentani il quale incominciava a inquietarsi per quel giovine, temibile Leardi che gli si cacciava accanto, a quelle ultime parole si tranquillò: – Povera fanciulla! Onesta e non astutaNon sarebbe stato meglio di renderla meno onesta e più astuta? Fattasi questa domanda, gli venne la magnifica idea d'educare quella fanciulla. In compenso dell'amore che ne riceveva, egli non poteva darle che una cosa soltanto: la conoscenza della vita, l'arte di approfittarne. Anche il suo era un dono preziosissimo, perché con quella bellezza e quella grazia, diretta da persona abile come era lui, avrebbe potuto essere vittoriosa nella lotta per la vita. Così, per merito suo, ella si sarebbe conquistata da sé la fortuna ch'egli non poteva darle. Subito le volle dire una parte delle idee che gli passavano per il capo. Cessò di baciarla e d'adularla e, per insegnarle il vizio, assunse l'aspetto austero di un maestro di virtù.
      Con un'ironia di se stesso in cui spesso si compiaceva, si mise a compiangerla d'essere caduta fra le mani di un uomo come lui, povero di denaro e anche di qualche cosa d'altro, energia e coraggio. Perché se egli avesse avuto del coraggio, – e facendole per la prima volta una dichiarazione d'amore più seria di tutte le precedenti, la sua voce si alterò in una grande commozione, – egli si sarebbe presa la sua bionda fra le braccia, se la sarebbe stretta al petto e l'avrebbe portata attraverso alla vita.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





Brentani Leardi Povera