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      Ora, invece, come era dolce evitare la parola o magari il concetto difficile, e farsi intendere. Come parlava era capace di spezzettare il proprio concetto liberandolo dalla parola con cui era nato, pur di veder passare un lampo d'intelligenza in quegli occhi azzurri.
      Ma una grave stonatura anche allora venne ad interrompere tutta quella musica. Giorni prima egli aveva sentito raccontare un fatto che l'aveva assai commosso. Un astronomo tedesco, da una diecina di anni, viveva nel suo osservatorio, su una delle punte più alte delle Alpi, fra le nevi eterne. Il più vicino villaggio era situato un migliaio di metri sotto ai suoi piedi, e di là gli veniva portato giornalmente il cibo da una fanciulla dodicenne. Nei dieci anni, a mille metri il giorno di salita e di discesa, la fanciulla era divenuta grande e forte e bella, e lo scienziato ne fece sua moglie. Il matrimonio s'era celebrato poco prima nel villaggio, e, per viaggio di nozze, gli sposi erano saliti insieme alla loro abitazione. Fra le braccia di Angiolina egli vi ripensò; così avrebbe voluto possederla, a mille metri di distanza da qualunque altro uomo; così – dato che gli fosse stato possibile come all'astronomo, di continuare a dedicare la vita ai medesimi scopi – sarebbe stato capace di legarsi definitivamente a lei, senza riserve. – E a te – domandò con impazienza visto ch'ella non capiva ancora perché le venisse raccontata quella storiella, – e a te piacerebbe di venir a stare lassù, con me?
      Ella esitò. Evidentemente ella esitò. Una parte della storiella, la montagna cioè, era stata capita subito da lei.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





Alpi Angiolina