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      Ella aveva ragione infatti, ma come era fredda e poco intelligente! Non discusse più perché come avrebbe potuto convincerla? Guardò altrove cercando. Le avrebbe potuto dire un'insolenza che lo vendicasse e quietasse. Ma restò zitto, indeciso a guardare intorno a sé la notte, le luci sparse sulla fosca penisola di faccia, poi la torre che s'ergeva all'ingresso dell'Arsenale, al di sopra degli alberi, di una lividezza turchina, un'ombra immota che pareva una combinazione casuale di colore campata in aria.
      – Io non dico di no, – disse Angiolina per rabbonirlo, – sarebbe magnifico, ma... – S'interruppe; pensò che poiché egli tanto desiderava di vederla entusiasmata di quella montagna che essi, certo, non avrebbero mai vista, sarebbe stata una sciocchezza di non compiacerlo: – Sarebbe molto bello – e ripeté la frase con un crescendo d'entusiasmo. Ma egli non distolse gli occhi dalla lividura dell'aria, offeso anche più da quella finzione tanto trasparente da sembrare uno scherzo, finché ella non lo attirò a sé. – Se vuoi una prova, domani, subito, partiamo e vivo sola con te per sempre.
      In uno stato d'animo identico a quello della mattina, egli ripensò al Balli: – Lo scultore Balli vuole fare la tua conoscenza.
      – Davvero? – chiese essa giocondamente. – Anch'io! – e pareva volesse correre subito in cerca del Balli. – Me ne è stato parlato tanto da una signorina che gli voleva bene, che da lungo tempo ho il desiderio di conoscerlo. Dove mi ha vista da desiderare di conoscermi?
      Non era cosa nuova ch'ella, in faccia a lui, dimostrasse dell'interessamento per altri uomini, ma come era doloroso!


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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