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      Il Balli confermò: – Lunga come un soldato del re di Prussia, bionda tanto che può dirsi incolore.
      Emilio rise, ma era ancora sempre col pensiero alla sua gelosia: –Basterebbe esser sicuro che non piaccia a te.
      – È geloso di me, capisce, del suo miglior amico! – urlò il Balli indignato.
      – Si può capire – disse Amalia mitemente e quasi pregando il Balli di usar indulgenza con l'amico.
      – Non si capisce! – disse Stefano protestando. – Come può dire che si capisca una simile infamia?
      Ella non rispose, ma restò della propria opinione con l'aspetto sicuro della persona che sa quello che si dice. Credeva di aver pensato intensamente, e perciò di aver intuito lo stato d'animo del disgraziato fratello; lo aveva percepito invece nel proprio sentimento. Ella era rossa, rossa. Certi accenti di quel colloquio echeggiarono nell'anima sua come il suono delle campane nel deserto; lungi, lungi, percorsero spazi vuoti enormi, li misurarono, riempiendoli improvvisamente tutti, rendendoli sensibili, distribuendovi abbondantemente gioia e dolore. Lungamente ella tacque. Dimenticò che s'era parlato del fratello e pensò a se stessa. Oh, cosa strana, meravigliosa! Ella aveva parlato altre volte d'amore, ma altrimenti, senz'indulgenza, perché non si doveva. Come aveva preso sul serio quel imperativo che le era stato gridato nelle orecchie sin dall'infanzia. Aveva odiato, disprezzato coloro che non avevano obbedito e in se stessa aveva soffocato qualunque tentativo di ribellione. Era stata truffata! Il Balli era la virtù e la forza, il Balli che dell'amore parlava tanto serenamente, dell'amore che per lui non era stato mai un peccato.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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