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      – Ma che! – protestò il Leardi seccato di essere stato interrotto – l'ho vista in faccia, non è lei.
      Ricominciava già a parlare di teatri poco frequentati e di donne di società poco spiritose, ma il Brentani aveva già deciso di non subire più quegl'insegnamenti: – Conosce la signorina Zarri?
      – Anche lei la conosce? – chiese l'altro con una sorpresa sincera.
      Per il Brentani fu un momento di dubbio angoscioso. Non era certo con l'astuzia ch'egli poteva sperare di far parlare un uomo come il Leardi. Visto che gl'importava tanto di dissipare ogni menzogna che gl'impedisse di scorgere Angiolina quale era, non si sarebbe potuto rivolgere con tutta sincerità al Leardi e supplicarlo di dirgli tutta la verità? Fu indotto alla riserva unicamente dall'antipatia che provava per il Leardi. – Sì, un amico me l'ha presentata giorni or sono.
      – Io ero amico del Merighi. Anni addietro la conoscevo molto bene.
      Subito calmo e padrone dell'espressione della propria faccia, il Brentani ammiccò – Molto bene, eh?
      – Oh, no – fece il Leardi con grande serietà. – Come può credere una cosa simile? – Fece molto bene la sua parte, contentandosi di quest'espressione di sorpresa.
      Il Brentani capì quale fosse il partito preso dal Leardi, e non insistette. Si comportò come se avesse dimenticata la domanda indiscreta fatta poco prima e, serio serio, disse: – Mi racconti un po' quella storia del Merighi. Perché l'abbandonò?
      – In seguito ad imbarazzi finanziari. Mi scrisse di aver dovuto ridonare la parola ad Angiolina.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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