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      Poi, nel lungo dormiveglia in cui piombò, fece dei sogni assurdi. Il Balli abusava della sommissione d'Amalia, e rifiutava ridendo qualsiasi riparazione. Il sognatore, ritornato in sé, non derise se stesso per quei sogni. Fra un uomo tanto corrotto come il Balli e una donna tanto ingenua come Amalia, tutto era possibile. Risolse d'imprendere la guarigione d'Amalia. Avrebbe incominciato coll'allontanare di casa lo scultore, il quale, da qualche tempo, benché senza sua colpa, era divenuto apportatore di sventura. Se non ci fosse stato lui, la relazione con Angiolina sarebbe stata più dolce, non complicata da tanta amara gelosia. Anche la separazione sarebbe stata ora più facile.
      La vita di Emilio in ufficio era dolorosissima. Gli costava un grande sforzo dedicare la propria attenzione al lavoro. Ogni pretesto gli era buono per lasciare il suo tavolo, e dedicare ancora qualche istante ad accarezzare, cullare il proprio dolore. La sua mente sembrava destinata a questo e quando poteva cessare dallo sforzo di attendere ad altre cose, essa ritornava da sé alle idee predilette, se ne riempiva come un vaso vuoto, ed egli provava proprio il sentimento di chi s'è potuto togliere dalle spalle un peso insopportabile. I muscoli si riànno, si stendono, ritornano alla loro posizione naturale. Quando finalmente batteva l'ora in cui egli poteva lasciare l'ufficio, si sentiva addirittura felice, sebbene per pochissimo tempo. Dapprima s'ingolfava con voluttà nei suoi rimpianti e desideri che divenivano sempre più evidenti e ragionati; ne godeva finché non s'imbatteva in qualche pensiero di gelosia che lo faceva fremere dolorosamente.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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