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      È certo che sono malata. Io non ho fatto nulla che potesse dare a quel signore il diritto di contenersi così. Tu ne sei convinto, nevvero? Ebbene, mi basta! E del resto che cosa potevo dire o fare? – Andò a sedere e si rimise a piangere più dolcemente.
      Era evidente che Emilio doveva prima di tutto scolpare l'amico e lo fece, ma non era possibile di riuscirvi. L'opposizione non fece altro che agitare di più Amalia.
      – Ch'egli venga! – ella gridò. – Se lo desidera non mi vedrà neppure, non mi lascerò vedere da lui.
      Ad Emilio parve d'aver trovata una buona idea:
      – Sai la ragione del mutamento nel contegno del Balli? Dinanzi a me gli fu chiesto se stesse per fidanzarsi con te. Ella lo guardava indagando se potesse fidarsi di lui; non comprendeva neppur bene, e per analizzare più facilmente quelle parole, le ripeté: – Altri gli ha detto ch'egli stia per fidanzarsi con me? – Rise forte, ma con la sola voce. Egli aveva dunque paura di essere compromesso e di doverla sposare? Ma chi gli aveva messa un'idea simile in quella testa che pure di solito non appariva una delle più stolide? E lei, era forse una ragazzina da innamorarsi perdutamente per due parole ed una occhiata? – Certo – la sua ammirabile forza di volontà le permise perfino di trovare un tono di vera indifferenza – certo, la compagnia del Balli non le era stata discara, ma non l'aveva saputa tanto pericolosa. – Volle di nuovo ridere, ma questa volta la sua voce si ruppe nel pianto.
      – Non vedo dunque che ci sia una ragione di piangere – disse Emilio timidamente.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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