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      Camminando fece un sogno delizioso. Ella lo amava, lo seguiva, s'attaccava a lui, ed egli continuava a fuggirla, a respingerla. Quale soddisfazione sentimentale!
      Quando ritornò in sé, il ricordo della sorella gli aggravò di nuovo il cuore. In quei pochi giorni il suo destino era divenuto più doloroso, tant'è vero che il pensiero d'Angiolina, che fino allora era stato tanto doloroso per lui, gli appariva un rifugio, per quanto non tutto piacevole, dal pensiero di aver inasprita la sorte della sorella.
      Per quella sera non trovò il Balli. Sul tardi venne fermato dal Sorniani il quale ritornava dal teatro. Dopo il saluto, subito, costui raccontò di aver vista a teatro, in prima galleria, Angiolina colla madre; bellissima davvero con una vita di seta gialla e un cappellino di cui non si vedevano che due o tre grandi rose nell'oro dei capelli. Si dava per la prima volta la Valchiria e il Sorniani si meravigliava che Emilio, conosciuto in altra epoca per aver fatto della critica musicale avvenirista – che cosa non aveva fatto in sua vita? – non fosse stato a teatro.
      Confusa ed agitata come egli l'aveva vista, ella era andata poi a teatro e in un posto di un prezzo piuttosto elevato. Chissà chi glielo aveva pagato! Egli aveva fatto dunque un altro vanissimo sogno.
      Disse al Sorniani che la sera appresso sarebbe andato anche lui al Comunale; ma non ne aveva l'intenzione. Aveva perduta l'unica serata in cui il teatro gli sarebbe potuto piacere. La sera seguente Angiolina non ci sarebbe andata neppure se le fosse stato pagato di nuovo il posto.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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