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      Ella chiese delle altre spiegazioni che già turbarono il sogno, e poi concluse: – Se tutto venisse diviso, non ci sarebbe niente per nessuno. Gli operai sono degl'invidiosi, dei fannulloni, e non riusciranno a niente. – Egli tentò di discutere ma poi vi rinunziò. La figlia del popolo teneva dalla parte dei ricchi.
      A lui parve ch'ella non gli avesse mai chiesto del denaro. Quello ch'egli non poté negare neppure a se stesso era che, quando, consapevole dei suoi bisogni, egli l'abituò a ricevere del denaro in luogo di oggetti o di dolciumi, ella se ne dimostrò riconoscentissima, pur affettando sempre una grande vergogna. E questa riconoscenza si rinnovava egualmente vivace ad ogni dono ch'egli le faceva; perciò, quando egli sentiva il bisogno di trovarla dolce e amorosa, sapeva molto bene come avesse da comportarsi. Tale bisogno era sentito da lui tanto spesso che la sua borsa ne fu presto esausta. Accettando, ella non dimenticò mai di protestare e visto che l'accettazione non importava mai più di un semplice atto, quello di stendere la mano, mentre la protesta era fatta con molte parole, a lui rimasero impresse più queste che quello, e continuò a ritenere che anche senza di quei doni la loro relazione sarebbe rimasta la stessa.
      La penuria nella famiglia d'Angiolina doveva essere grande. Ella aveva fatto ogni sforzo per impedirgli di venire a sorprenderla nella sua casa. Quelle visite inaspettate non le garbavano punto. Ma le minacce di non farsi trovare, di farlo gettare giù dalle scale dalla madre, dai fratelli o dal padre, non approdarono a nulla.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





Angiolina