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      La gioventù incarnata e vestita si sarebbe mossa così alla luce del sole
      – Oh, senti! – esclamò Stefano deciso. – Per una tua insulsa gelosia non impedirmi di fare un capolavoro. – Angiolina rispose al loro saluto, come da qualche tempo usava, molto seria; tutta la sua serietà si concentrava nel saluto e anche quella manifestazione di serietà doveva esserle stata insegnata da poco. Il Balli s'era fermato e aspettava un segno di consenso dall'altro. – Sia pure – disse Emilio, macchinalmente, esitante e sempre sperando che Stefano s'accorgesse con quanto dolore egli acconsentiva. Ma il Balli non vedeva altro che il suo modello il quale stava sfuggendogli; lo rincorse subito non appena Emilio ebbe detto la parola di consenso.
      Così il Balli e Angiolina si ritrovarono. Quando Emilio li raggiunse li trovò già perfettamente d'accordo. Il Balli non aveva fatto complimenti e Angiolina, rossa dal piacere, aveva subito chiesto quando dovesse venire. L'indomani alle nove. Ella assentì con l'osservazione che, per fortuna, il giorno appresso non aveva da andare dai Deluigi. – Sarò puntuale – promise congedandosi. Ella aveva l'abitudine di dire molte parole, quelle che prima le venivano alle labbra, e non pensò che quella promessa d'essere puntuale, poteva dispiacere ad Emilio perché con essa contrapponeva gli appuntamenti col Balli a quelli con Emilio.
      Commessa la colpa, il Balli tornò col pensiero all'amico. Fu subito conscio di avergli fatto torto, e ne domandò affettuosamente scusa ad Emilio: – Non potevo farne a meno, quantunque sapessi di farti dispiacere.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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