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      Emilio era stato meravigliato da una sola delle asserzioni del Volpini. – E vero – chiese – che Angiolina sia stata tanto spesso a veglioni? – Tutto il resto, ch'ella cioè fosse stata l'amante del Merighi e di molti altri, era per lui assolutamente vero e gli pareva anzi che per il fatto che un altro era stato ingannato come e meglio di lui, egli dovesse risentirsi meno di quelle menzogne che gli erano apparse sempre offensive. Ma la lettera apprendeva anche a lui qualche cosa di nuovo. Ella sapeva fingere meglio di quanto egli avesse sospettato. Il giorno prima ella aveva ingannato persino il Balli con l'espressione di gioia che aveva avuto al pensiero di andare per la prima volta ad un veglione.
      – Son tutte bugie – disse la vecchia Zarri con la calma con cui si dice cosa che si suppone già creduta da chi la ode. – Angiolina viene ogni sera a casa direttamente dal lavoro, e si corica subito. La vedo io andare a letto. – L'abile vecchia! Ella certo non era stata ingannata e non ammetteva si credesse ch'ella ingannasse.
      La madre uscì non appena entrò la figlia. – Hai letto? – chiese Angiolina sedendoglisi accanto. – Che te ne sembra?
      Con tanto di muso, Emilio disse rudemente che il Volpini aveva ragione, perché ad una promessa sposa non era permesso di andare ai veglioni.
      Angiolina protestò. Lei ai veglioni? Non aveva visto la gioia ch'ella aveva provato la sera prima, all'idea di andare ad un veglione, il primo in vita sua?
      Citato in quel modo, l'argomento perdeva ogni vigore. Quella gioia, ricordata come una prova, doveva esserle costata una grande fatica se poi s'era impressa tanto bene nella memoria.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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