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      Ma anche di là le mandarono una sensazione incresciosa e, allora, con sorprendente abilità, le cacciò sotto al guanciale, lieta d'aver trovato un posto, ove poteva tenerle senz'averne a soffrire. Poi esaminò con l'occhio inquieto le facce dei suoi infermieri, di cui sentiva d'aver bisogno. Quando la signora Elena allontanò le pezze dal letto, ella ebbe un'impressione e un suono indistinto di sorpresa. Durante la notte fu questo l'intervallo in cui dimostrò maggior consapevolezza, e anche allora non ebbe che l'intelligenza di una buona bestia mite e obbediente.
      Il Balli aveva fatto venire, per mezzo di Michele, varie bottiglie di vini bianchi e neri. Volle il caso che la prima bottiglia che si ponesse a mano fosse di vino spumante; il turacciolo saltò con una forte detonazione, toccò il soffitto e ricadde sul letto di Amalia. Ella non se ne accorse neppure, mentre gli altri, spaventati, seguirono con gli occhi il volo del proiettile.
      Poi l'ammalata bevve il vino offertole dalla signora Elena, facendo però dei segni di disgusto. Emilio osservò quei segni con profonda soddisfazione.
      Il Balli offerse un bicchiere alla signora Elena la quale accettò a patto che lui ed Emilio bevessero con lei. Il Balli bevette augurando prima con voce profonda la salute ad Amalia.
      Ma la salute era ben lontana dalla poveretta: – Oh, oh, chi vedo! – fece ella poco dopo, con voce chiara guardando dinanzi a sé. –Vittoria con lui! Non può essere, perché me l'avrebbe detto. – Era la seconda volta che nominava quella Vittoria, ma ora Emilio comprese, perché aveva indovinato chi l'ammalata designasse con quel lui accentuato.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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