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      Il Balli raccomanḍ ad Emilio di non degnarsi di far delle scene ad Angiolina. Il Brentani ebbe un sorriso calmo di persona superiore. Se anche il Balli non la domandava, gli dava l'assicurazione ch'egli ad Angiolina non avrebbe neppure parlato di quell'ultimo tradimento appreso allora. E questa era sinceramente la sua intenzione. Egli si figurava l'ultimo colloquio con Angiolina, mite, forse affettuoso. Aveva bisogno che fosse coś. Le avrebbe raccontato che Amalia moriva e ch'egli rinunziava a lei senza rimproveri. Non l'amava più, ma non amava nient'altro a questo mondo.
      Col cappello in mano anḍ al letto d'Amalia. Ella lo guarḍ lungamente: – Vieni a pranzo? – gli chiese. Poi cerc̣ di guardare dietro di lui e gli chiese di nuovo: – Siete venuti a pranzo? – Ella cercava sempre il Balli.
      Saluṭ la signora Elena. Ebbe un'ultima esitazione. Il destino s'era sempre compiaciuto di mettere bizzarramente la sventura d'Amalia accanto al suo amore per Angiolina; non poteva percị succedere che la sorella morisse proprio quando egli si trovava per l'ultima volta con l'amante? Ritorṇ a quel letto e nella poveretta troṿ l'immagine stessa dell'angoscia. S'era abbattuta su un fianco e teneva la testa fuori del guanciale, fuori del letto. Invano quella testa, dai pochi capelli umidi e arruffati, cercava un punto dove posare. Era evidente che quello stato poteva precorrere immediatamente l'agonia; tuttavia Emilio la lascị ed usć.
      Aveva risposto alle nuove raccomandazioni del Balli con un nuovo sorriso.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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