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      – Il Balli si vanta; non è vero niente.
      – Perché lui non volle, quello sciocco, per riguardo a me come se a me potesse importare che t'abbia posseduta un uomo di meno, te... – e per la terza volta le disse quella parola Ella raddoppiò gli sforzi per svincolarsi, ma lo sforzo di trattenerla era ora per Emilio lo sfogo migliore; le cacciava con voluttà le dita nelle braccia morbide.
      Egli sapeva che il momento in cui l'avrebbe lasciata libera, ella se ne sarebbe andata e tutto sarebbe stato finito, tutto e in modo tanto differente da quello ch'egli aveva sognato. – Ed io ti ho voluto bene – disse, forse tentando di mitigarsi, ma aggiunse subito: – Sempre però sapevo quello che tu sei. Sai quello che sei? – Oh, aveva trovata infine una soddisfazione bisognava obbligarla a confessare quello ch'ella era: – Di' su. Che cosa sei?
      Ella ora, apparentemente estenuata, aveva paura; la faccia sbiancata, lo fissava con uno sguardo che chiedeva compassione. Si lasciava scuotere senza resistenza e a lui parve ch'ella stesse per cadere. Allentò la stretta e la sostenne. Tutt'ad un tratto ella si svincolò e si mise a correre disperatamente. Ella dunque aveva mentito ancora! Egli non avrebbe saputo raggiungerla; si chino, cercò un sasso, e non trovandone raccolse delle pietruzze che le scagliò dietro. Il vento le portò e qualcuna dovette colpirla perché ella gettò un grido di spavento; altre furono arrestate dai rami secchi degli alberi e produssero un rumore sproporzionatissimo all'ira che le aveva lanciate.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





Balli Emilio