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      Anche quei rari tratti d'amore ch'ella aveva saputo simulare si rivelavano con limpida evidenza per quello che erano, delle menzogne. Eppure anche quel nuovo tradimento egli lo sentì ben presto quale un nuovo legame. Amalia si moveva invano, affannosamente, nel suo letto di dolore; per lungo tempo egli non la vide. Quando riconquistò un po' di calma, ebbe il dolore di dover riconoscere che quando fosse scomparsa la malattia di Amalia o Amalia stessa, egli sarebbe corso di nuovo da Angiolina. Lungamente, per esercitare su se stesso una pressione si irrigidì al suo posto e giurò di non ricadere mai più in quei lacci: – Mai più, mai più
      Anche quell'interminabile notte, la più penosa che egli mai avesse vegliata e che pure poteva divenire oggetto di rimpianto, fuggiva. Un orologio batté le due.
      La signora Elena pregò Emilio di procurarle una pezzuola per asciugare la faccia di Amalia. Per non dover lasciare quella stanza, egli – trovate le chiavi – aperse l'armadio della sorella. Fu subito colpito da uno strano odore di medicinali profumati. La poca biancheria era distribuita nei grandi cassetti ch'erano poi riempiti di boccette di varia grandezza. Egli non comprese subito e per vedere meglio prese la candela. Qualche cassetto era pieno fino all'orlo di boccette brillanti lietamente con dei bagliori gialli misteriosi di tesoro rinchiuso; in altri cassetti c'era ancora posto, e la distribuzione era fatta in modo che s'indovinava i proposito di completare ordinatamente la strana collezione.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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