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      Alfonso non ce lo aveva mai veduto. Era un uomo forte, grasso, ma alto di statura. Lo si sentiva respirare talvolta, non affannosamente però. La testa era quasi calva, la barba intiera aveva folta, non lunga, di un biondo tendente al rosso. Portava occhiali con filetti d'oro. La sua testa aveva l'aspetto volgare per il color rosso carico della pelle.
      Non guardò i due impiegati che s'erano levati in piedi e non rispose al loro saluto. Consegnò un telegramma a Sanneo con un sorriso e gli disse:
      — L'Ipotecaria? Siamo del sindacato!
      Quel dispaccio dalla capitale, atteso da giorni, significava che veniva affidata anche alla casa Maller la sottoscrizione per la nuova Banca Ipotecaria.
      Sanneo aveva compreso e impallidì. Quel dispaccio gli toglieva le ore di riposo sulle quali aveva contato. Con uno sforzo risoluto si dominò e stette a udire con attenzione le istruzioni che gli venivano impartite.
      L'emissione si faceva due giorni appresso, ma la casa Maller doveva conoscere le firme dei sottoscrittori la sera della dimane. Il signor Maller indicò alcune case a cui gli premeva che l'offerta venisse indirizzata. Gli altri indirizzi dovevano essere dei medesimi clienti ai quali già s'erano fatte offerte consimili. Quella sera stessa bisognava spedire un centinaio di dispacci, preparati da giorni senza l'indirizzo e senza il numero delle azioni che dovevano variare secondo l'importanza della casa cui si dirigevano. Il lavoro però che aveva da allungare di tanto le ore di ufficio consisteva nelle lettere di conferma da scriversi e spedirsi subito.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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