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      Troverà la mia figliuola e la signorina che ella già conosce di là in tinello; a rivederla; — e già a mezzo volto verso il tavolo gli strinse la mano.
      Santo rigido alla porta di mezzo chiese:
      — Ho da lasciare qui il lume?
      — No, accendi il gas!
      S'era sdraiato sull'ottomana più vicina e aveva preso in mano un giornale.
      Alfonso si trovò sul corridoio per il quale era entrato: aiutato da Santo si levò il soprabito. Mentre lo introduceva nel tinello costui trovò il tempo di esclamare:
      — Che peccato di aver incontrato il signor Maller; valeva la pena di vedere la sua stanza da letto. Sarà per un'altra volta però, — e gli ammiccò in segno di protezione.
      Il tinello era illuminato da una lumiera a gas di tre fiamme. Non v'era nessuno. Santo entrò con passo cauto, si guardò d'intorno comicamente sorpreso, corse al tavolo, alzò un lembo del tappeto che lo copriva, guardò al di sotto:
      — Non c'è nessuno.
      Vedendo che Alfonso, seccato da quel modo di riceverlo non sapeva sorridere al suo scherzo, si avviò per uscire:
      — Le signorine devono essere salite al secondo piano, andrò ad avvertirle. Si accomodi intanto.
      Alfonso rimase in piedi sapendo quanto valesse l'invito di Santo. Era intimidito dalle ricchezze vedute e non sognava più il contegno da persona spiritosa. Desiderava di esserne fuori, ed era poco piacevole il suo sentimento. In quella casa bisognava contenersi modestamente, da subalterno. Un occhio più esercitato avrebbe scorso in quell'addobbo qualche cosa di eccessivo, ma era la prima volta che Alfonso vedeva di tali ricchezze e si lasciava abbagliare.


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Una vita
di Italo Svevo
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