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      Alfonso rispose a monosillabi. Alla comunicazione delle lodi di Maller s'inchinò sorpreso e le attribuì a un malinteso. Eppure Maller doveva aver parlato proprio di lui. Macario sapeva ch'egli veniva dal villaggio e gli chiese se soffrisse di nostalgia.
      — Alquanto, — rispose Alfonso.
      Volle completare la parola secca con l'espressione del volto e vi riuscì.
      — Passerà, vedrà! — gli disse Macario; — ci si abitua a tutto a questo mondo; di abitare in una città poi, venendo da un villaggio, molto facilmente, credo.
      Annetta si divertiva poco a quel discorso e senza riguardo lo interruppe. Al suono della sua voce, Alfonso alzò il capo credendo che anch'essa volesse fargli qualche domanda e subito disilluso cercò di mascherare il motivo del suo movimento con l'aspetto di un'attenzione intensa.
      — Sai che ho imparato delle canzoni che sono popolari a Parigi per fare da Gavroche per le strade, con Federico!
      Federico era il fratello di Annetta. Miceni che lo conosceva lo aveva descritto ad Alfonso quale una persona molto altera. Faceva la carriera consolare ed era viceconsole in un porto francese.
      — Si potrebbe udire una di queste canzonette? — chiese Macario.
      — Perché no? — e si alzò. — Vuoi accompagnarmi? Via, su! Macario è tanto noioso questa sera ch'è il miglior mezzo di passare il tempo, credo.
      — Questo toccherà di giudicare a noi — rispose impertinente Macario. — Non le pare?
      Alfonso sorrise con sforzo. La tensione continua per apparire disinvolto lo stancava. Se avesse trovato il modo acconcio se ne sarebbe andato subito.


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Una vita
di Italo Svevo
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