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      — e alzò la sinistra.
      Una donna con un bambino in braccio entrò nella casa.
      — Mio figlio! — gridò White toccando il bambino con il bastone; — mi rassomiglia un poco; tiene la schiena come me.
      Il bambino s'appoggiava coi braccini sulla spalla della donna che lo teneva troppo in alto e lo costringeva quindi a curvarsi.
      — Noi siamo più sinceri di voi; io faccio pubblicamente tutte le mie cose e i parenti che ho qui me ne vogliono perciò, ma io me ne infischio formidabilmente.
      Parlava l'italiano con disinvoltura, però si capiva che traduceva dal francese.
      Un giorno nella stanza d'Alfonso, mentre c'era White entrò Annetta con un'amica alla quale faceva vedere la banca. Salutò con grande dimestichezza White, lo presentò all'amica e principiò con lui un vivace chiacchierio in francese. Congedandosi, disse ad Alfonso con un sorriso cortese:
      — Anche lei... mi farà piacere!
      Alfonso s'inchinò ma non aveva compreso.
      Annetta era vestita in lutto per la morte di un lontano parente ch'essa non aveva neppur conosciuto. Il bruno la vestiva meglio che non il chiaro perché la faceva più magra; i suoi occhi parevano persino più espressivi.
      — Che cosa mi ha detto? — chiese Alfonso a White.
      — Ha invitato me a casa sua e così ha invitato anche lei — rispose White con noncuranza, — io non ci andrò!
      — Ed io neppure! — affermò Alfonso risolutamente.
      Al suo ritorno, Sanneo salutò gl'impiegati più freddamente che alla partenza. Rientrato alla banca ridiveniva immediatamente il capo, mentre partendo aveva avuto il tempo di salutarli da collega.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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