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      Di sospetti ne aveva già nutriti circa gli scopi della Lanucci su lui, ma più che scopi, fino ad allora gli erano sembrate speranze che non potevano allarmarlo ma che dovevano lusingarlo. Quelle due parole giunte per caso fino a lui, conclusione di un discorso più lungo, gli parve provassero che non soltanto si sperava da lui ma che si congiurava contro di lui, contro la sua libertà. Il contegno della madre e della figliuola era stato conforme a questo scopo. La madre aveva consegnato a lui che ingenuamente voleva insegnare, non una scolara ma una sposa.
      Si rammentava di certe parole di raccomandazione che avrebbero potuto avere doppio senso. La figliuola poi aveva sopportato tutto meno che di veder interrotte le lezioni come egli aveva minacciato di fare. Ora la pace fatta con Lucia doveva avere rianimato le loro speranze.
      Doveva indignarsene? Un tale attentato lo avrebbe meritato perché se fosse riuscito avrebbe apportato un enorme peggioramento della sua situazione.
      Era però una situazione terribile quella in cui si trovava la famiglia Lanucci coi suoi due uomini incapaci di migliorarne le condizioni! Si sentiva tanto al sicuro dalle reti che gli tendeva la signora Lanucci, che poté liberarsi dalla preoccupazione per sé e riconoscere che avrebbe potuto vivere altri cent'anni e non offrirglisi più l'occasione di fare una buon'azione come sarebbe stata quella di sposare Lucia. Quale avvenire sarebbe stato quello di costei? Probabilmente sarebbe rimasta vecchia zitella e avrebbe conservato inutilmente sino alla fine della sua vita tutti quei suoi modi di società, come li chiamava la madre.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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