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      — Ella è indisposto, mi pare, — gli disse Cellani vedendolo pallido e stralunato, — si prenda qualche settimana di vacanza, se ne ha bisogno.
      Alfonso non accettò subito e dovette alla sera andare a chiedere a Cellani quello che alla mattina aveva rifiutato.
      Alquanto bruscamente anche Sanneo gli accordò il chiesto permesso. Già da parecchio tempo aveva dovuto dare un aiutante ad Alfonso nella persona di certo Carlo Alchieri tenente d'artiglieria, pensionato per debolezza di petto. Era entrato da Maller non bastandogli per vivere la piccola pensione che gli era stata accordata. Era un giovane dal volto da vecchio con barba intera d'un colore indeciso; all'apparenza del resto era robusto. Fu l'unico a bestemmiare allorché udì del permesso accordato ad Alfonso. Era spaventato perché sapeva che gli sarebbe toccato di sopportare tutto il lavoro da solo. Sanneo non era uomo da togliere gli altri corrispondenti dalle loro occupazioni abituali per dare aiuto ad uno temporaneamente ammazzato dal lavoro, — naturalmente — come si esprimeva Sanneo, cioè senza suo intervento, per il fatto che l'impiegato conciato in questo modo era supplente, rango ufficiale, dell'impiegato che mancava.
      Bastò l'uscire all'aria aperta sapendo di poterci rimanere per parecchio tempo e di esserci per scopo di salute per togliere Alfonso alla sua inerzia. Aveva intero il desiderio di riconquistare la salute. Fino ad allora non s'era doluto del suo indebolimento sembrandogli come a certi religiosi dell'India che l'annientamento della materia apporti necessariamente un aumento dell'intelligenza.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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