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      Gli si avvicinò:
      — Avrei a dirle una parola!
      Quando non aveva ancora udito la sua domanda Macario accennava di passare oltre con un saluto cortese. Non appena uditala si volse al suo compagno per congedarsi, poi però chiese ad Alfonso se fosse cosa lunga.
      — Un solo istante! — gridò Alfonso già pentito d'averlo fermato.
      L'altro acconsentì di attendere.
      Si trattava ora di essere conciso, esponendosi al rischio di venir corrisposto da Macario con una alzata di spalle per rimproverarlo di averlo fermato per cosa futile. Questo non avvenne anzi fu tutt'altro. Macario stette a udire attento e fece dei gesti di sorpresa. Alfonso, per aumentare l'importanza della cosa, si lasciò scappar detto anche delle osservazioni fatte dalla signora Carolina sulla tristezza della signorina Francesca. Supponendo che il tutto gli fosse stato raccontato per chiedergli un consiglio, Macario gli disse di pregare la signora Carolina che aiutasse la signorina Francesca in quanto poteva. Poi andò all'altro che lo attendeva e Alfonso si trovò di aver raccontato tutto e di non aver appreso nulla.
      Pochi giorni dopo Maller lo fece chiamare. Non era stato mai tanto gentile con lui e parlò con semplicità senza volgere lo sguardo ad un canto o all'altro del suo tavolo come quando si ostinava a non guardare in faccia il suo interlocutore. Gli disse che non potendo scrivere ella stessa perché indisposta la signorina Francesca lo pregava di scrivere lui alla signora Carolina, che volesse scusarla e considerare nulla la domanda fattale pochi giorni prima.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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