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      Gli era stato detto che Maller era donnaiuolo, ma non gli era venuto in mente la supposizione fatta da Alchieri, perché, anche saputo dei costumi di Maller, la sua casa gli era apparsa circondata da un nimbo che non vi lasciava penetrare delle passioni umane che la superbia e la vanità. Era stato difficile ad Alfonso d'immaginare l'amore in quelle stanze fredde, tenute per lusso, in gran parte non abitate, o meno ancora nella stanza coniugale di Maller ove, come gli aveva raccontato Santo, c'era ancora il letto della moglie, lasciato intatto dacché ci aveva agonizzato la giovine signora. Bastò però il sospetto di Alchieri, un uomo che in quella casa non aveva mai messo piede, per toglierle quel nimbo, e la fantasia di Alfonso la popolò di amori delittuosi, resi più foschi dal lusso che li circondava.
      Gli sembrava un delitto la seduzione di Francesca agevolata di troppo dalla posizione subalterna di costei. Provò qualche cosa di simile alla gelosia al figurarsi quella figurina bianca e bionda gettata fra le braccia di quel freddo Maller, un'avventura che a lei ruinava la vita, a lui invece non costava niente e non aveva che il valore di un passatempo qualunque.
      Egli non comprendeva quale parte in questo romanzetto toccasse ad Annetta. Probabilmente aveva essa tentato di allontanare Francesca e non le era riuscito.
      Per la prima volta sognò di divenire l'amante di Annetta. La cosa gli pareva meno impossibile ora che la vedeva in mezzo a quelle tresche che non si curavano neppure di rimanere celate a lei; il sogno ne era reso più facile.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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