Pagina (142/444)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quella prima frase rimase però ancora mozza perché egli avrebbe voluto fare un complimento e dire che in quel preciso momento non esisteva. Tutta la sua disinvoltura non bastava a fargli dire cosa ardita; piuttosto avrebbe potuto permettergli di farla.
      Una delle affettazioni di Annetta dacché s'era data alla letteratura si era di far mostra di pigliar interesse a tutto e di voler conoscere i moventi di ogni cosa. Gli chiese di spiegargli che cosa fosse la nostalgia.
      — È difficile! — cominciò Alfonso — ma qualche cosa credo di poterne dire.
      Raccontò che prima di tutto era una malattia organica perché soffrivano i polmoni per la differenza dell'aria, lo stomaco per la differenza dei cibi, i piedi per la differenza del selciato. Quello che però rinunziava a descrivere era l'intensità del desiderio di rivedere i luoghi che si erano abbandonati, un muro nero, una via tortuosa col canale nel mezzo, infine una stanza incomoda mal riparata dalle intemperie; e non si poteva descrivere l'aborrimento per il palazzo in cui si abitava, alludeva a quello della banca, la via grande, spaziosa, e persino il mare:
      — In quanto alle persone poi... è la stessa cosa.
      — E me odiava molto?
      — Odiarla no! ma avrei voluto essere molto lontano da lei, tanto lontano da essere a casa mia, e non soltanto per essere là, ma anche per non essere qui.
      Temette che quel passato che descriveva con sincerità non sembrasse abbastanza passato e aggiunse delle spiegazioni. Egli odiava tutte le persone che si credeva obbligato di trattare in un dato modo; gli piaceva la libertà, e anche quelli che non erano suoi pari voleva poter trattare come tali.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





Annetta Alfonso