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      Non sapeva nulla di nuovo, ma ora andava raccogliendo prove che la domanda di Fumigi era stata accolta favorevolmente e non più, come aveva fatto sino ad allora, indizii che fosse stata respinta. Persino la fretta della cameriera gli parve che provasse essere avvenuto un grave mutamento nella vita di Annetta.
      Egli era ancora convinto che Fumigi dovesse essere stato rifiutato, ma soltanto perché non gli sembrava ammissibile che Annetta si adattasse a sposarlo; non per altro amore, non per amore a lui. Egli non c'entrava in quella risoluzione, questo ora sentiva. Era ora minacciato da una grande sventura, ma quando l'imminente pericolo fosse stato scongiurato egli non si sarebbe perciò sentito più sicuro.
      Il giorno dopo Miceni gli disse che ancora nulla di nuovo sapeva, ma che non aveva premura. La sua carta da visita per felicitazione sarebbe sempre giunta in tempo. Scappò via non permettendo ad Alfonso di dare una risposta ch'egli doveva prevedere poco gentile. Non s'erano detti una sola parola sulle relazioni di Alfonso con Annetta, ma Miceni agiva come se le conoscesse e Alfonso se ne accorgeva.
      Andò alla sera da Annetta. Per la via si abbandonò alle maggiori speranze. Si aspettava di trovarla immutata e attendendolo in quella biblioteca ove poteva passare altre ancora di quelle serate indimenticabili.
      Stava per deporre il cappello all'entrata già rassicurato, quando Santo, ch'era sul pianerottolo, lo chiamò:
      — La signorina non può riceverla quest'oggi; è indisposta.
      Alfonso impallidì. Ma Miceni aveva dunque ragione?


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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