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      S'era sentita onorata dalla sua domanda e non aveva accettato perché non voleva maritarsi.
      — Anche il nostro ideale artistico mi fa prediligere la mia libertà, — e questa frase con quella prima persona al plurale cancellò in Alfonso l'impressione di freddo che gli aveva dato la precedente.
      — Del resto, Fumigi rimane il mio buon amico, me lo promise! E adesso ritorniamo al nostro romanzo.
      Ma non ci ritornarono. Lo stacco era troppo grande fra quella cosa fredda, voluta, e la loro passione che se ciarlava era per nascondersi. Alfonso vedeva Annetta di nuovo tranquilla, la voce soda e sicura, ferma la mano che teneva la penna.
      — Che cosa vuole quest'imbecille? — chiese Alfonso alludendo all'eroe che passava accanto alla moglie che lo amava, in un corridoio oscuro, per dignità fingendo di non vederla. — Questa dignità esiste poi?
      S'inginocchiò dinanzi ad Annetta e cercò di riprenderle la mano. Era detto ed era agito bene con aspetto di spontaneità mentre realmente si trattava di un'audacia calcolata. Ella si mise a ridere, ma avvicinò la sua alla testa bruna di Alfonso e nessuno dei due avrebbe saputo dire come fossero giunti per la prima volta a baciarsi sulle labbra. Egli lo aveva previsto tanto poco, che cessato il contatto gli parve di non averne sentito tutta la felicità che avrebbe dovuto e tentò di rifarsi in un secondo bacio. Ma ella aveva allontanata la testa e s'era alzata in piedi spaventata, non sembrandole, seduta, di essere al sicuro. Aveva però le guancie intensamente colorate dal sangue, gli occhi splendidi, lucenti e gli diede un'occhiata che ad Alfonso non parve d'ira quantunque Annetta dovesse avere avuto l'intenzione di intimidirlo.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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