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      Gli disse che aveva trovato un sotterfugio per allontanare Francesca e parlare con lui a quattr'occhi. Era malcontenta di lui; era risentita del suo contegno divenuto fiero e noncurante degli occhi che sorvegliavano. Voleva comprometterla? Gli gettò un'occhiata diffidente di cui Alfonso intuì tutto il senso.
      Ella aveva creduto di avere a fare con un timido profondamente innamorato e senza scopo. Ora lo esaminava con diffidenza temendo di scoprire in lui un abile ingannatore che volesse comprometterla.
      Alfonso ne fu spaventato. Egli non aveva l'intenzione di comprometterla, ma aveva avuto, consapevole, lo scopo ch'ella gli attribuiva e ch'ella credeva volesse raggiungere compromettendola. Egli si attendeva ora che gli venisse proibito l'accesso in quella casa; sarebbe stata una conseguenza logica di quanto ella gli aveva detto. Non poteva scusarsi; era stato ardito, s'era contenuto male. Sua unica difesa fu di impallidire e di fare come se per bene non avesse compreso quello che gli veniva rimproverato.
      Ma per Annetta il suo spavento fu la migliore scusa. Continuò a rimproverarlo ma affettuosamente, chiedendogli se più non gli bastasse la sua amicizia e se non pensasse che coi suoi modi si esponeva al pericolo di perdere anche quella.
      — Sarò come ella vorrà ch'io sia! — disse Alfonso che si sentì sollevato vedendola lontana dal proibirgli l'accesso in casa sua. Era chiaro ch'ella non voleva che impedirgli di andare troppo oltre, intimidirlo. Ella stessa, presa da un capogiro, era andata fin dove a mente fredda non sarebbe giunta e rimpiangeva l'epoca in cui quel giovine forte e intelligente l'amava e l'ammirava timidamente.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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