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      Al loro passaggio gli operai facevano posto rispettosamente e se a Mario, in Lucia, per allora, più che altro era piaciuta la teletta, a Lucia Mario piacque al vederlo contornato di tanto rispetto. Fu proprio così che i due si trovarono.
      Il Gralli guadagnava molto e, contenta la figliuola, i genitori nulla potevano obbiettare. Del resto non erano stati interpellati, perché il Gralli aveva dichiarato a Gustavo di non poter formulare tanto presto la sua domanda ufficialmente, non prima di un anno. Direttamente coi genitori non ne parlò affatto, ma sempre a mezzo di Gustavo. Fece loro spiegare che nella sua posizione non era ancora abbastanza sicuro avendola ottenuta in seguito alla morte improvvisa di un suo capo e che non sapeva se gli sarebbe stata lasciata. Gustavo aggiunse di suo l'osservazione che non gli sarebbe sembrato decente d'insistere presso Mario acciocché facesse subito la domanda.
      Tutto questo venne raccontato ad Alfonso dalla signora Lanucci. La stessa sera, con aspetto lieto, gli aveva detto d'essere molto contenta dell'avvenimento perché sempre aveva amato le belle lettere e le sembrava che la tipografia fosse molto vicina alla letteratura. Andò di nuovo da lui alla mattina allorché egli stava per uscire. Da prima, con l'aspetto della sera e veramente da persona che dà un annunzio giocondo, aveva detto la frase:
      — Finalmente anche per noi si vede un po' di luce.
      Improvvisamente mutò di aspetto e di modi. Parlò delle cure che domandava l'avvenimento vicino e avendo cominciato a lagnarsi continuò dicendo che le dispiaceva dover fidarsi di quanto risolvesse Gustavo e di quanto egli giudicasse.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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