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      La sera appresso gli sembrava che fosse un secolo dacché non l'aveva veduta e andò in casa Maller ingenuamente credendo che così dovesse sembrare anche agli altri.
      Trovò soltanto Francesca e fece il viso di chi soltanto dopo di aver ingoiato un liquore s'accorge ch'è amaro. Francesca comprese.
      — Per una sera, — gli disse sorridendo, — si contenti di parlare con me di Annetta. Ella ha dovuto uscire col signor Federico. Dunque ascolto! Mi racconti qualche cosa dei suoi rapporti con Annetta. — Stette zitta, attendendo ch'egli parlasse, mentre egli rimaneva muto, sorpreso dallo strano esordio col quale Francesca sembrava di voler estorcergli delle confidenze. — Credevo le facesse piacere di parlare di Annetta e con me lo può, visto che, come avrà capito, lo spero, sono la sua confidente. — Volle dargli una prova ch'ella sapeva tutto: — Mai più sul pianerottolo! — gli disse con una risata e minacciò con la bianca mano, la parte più perfetta del suo corpo. Alludeva a quell'abbraccio che Alfonso tempo prima sul pianerottolo aveva rubato ad Annetta.
      A lui bastava la prova ch'ella gli aveva data, specialmente perché sentiva forte il bisogno di parlare di Annetta e di lagnarsi di lei. Disse dunque che dei suoi rapporti con Annetta, come li chiamava Francesca, egli non era affatto affatto soddisfatto. Annetta non era quale egli l'avrebbe voluta.
      — Lei non avrebbe veramente delle ragioni a lagnarsi, — osservò Francesca in un tono che a lui sembrò ironico. — Sembra ch'ella non apprezzi come dovrebbe la fortuna toccatale.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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