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      Avvedutosi di aver errato una volta, Alfonso non seppe riacquistare la parola, e quella sera, per colpa di Federico, somigliò molto a quell'altra, la prima ch'egli aveva passata in casa Maller.
      Uscendo s'imbatté sul corridoio in Annetta.
      — Sono molto contenta di lei, — gli disse ella stringendogli con calore la mano. Voleva ricompensarlo del suo contegno prudente ch'ella credeva conseguenza delle sue raccomandazioni. Egli tentò di attirarla a sé, ma ella gli sfuggì con un grido di spavento e messasi al sicuro, minacciandolo con la mano, gli disse:
      — Incorreggibile!
      Così egli se ne andò addolorato di non aver avuto sufficiente disinvoltura con Federico e forza di volontà con Annetta. Ella aveva le sue ragioni di essere soddisfatta di lui e tali che le avevano impedito di avvedersi quanto a disagio egli si fosse sentito quella sera! In quanto all'errore ch'egli aveva commesso con Federico si tranquillò pensando che non gli doveva importare di troppo. Prima di averlo avvicinato, lungamente egli aveva pensato a quella figurina aristocratica e l'aveva sognata entrare decisivamente in azione in suo favore. Ora riconosceva che nessuno dei Maller avrebbe fatto volontariamente un passo per lui ed egli ritornava con maggior desiderio a pensare al piano di Francesca.
      Era difficile mostrare più freddezza di quella che Annetta esigeva da lui durante il soggiorno di Federico in città. Quando si trovavano soli, il tempo era troppo breve perché Alfonso potesse trovare l'energia di costringersi alla freddezza, e uno sguardo o una parola dolce lo portavano immediatamente ad aggressioni delle quali poscia non sapeva pentirsi.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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