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      Con voce che volle sembrasse addolorata aggiunse: — E sarà duro per la signorina Annetta di fare i passi di cui ella qui mi parla?
      — Perché?
      — Oh bella! può avere a udire qualche brutta parola!
      S'era adirato, perché nulla è più irritante che non venir subito compreso quando si finge.
      — Ad Annetta non può importare nulla di una parola dura ricevendola per una questione che ha per essa un'enorme importanza, quantunque a lei signor Alfonso pare non sembri così!
      La sua voce si prestava molto bene all'ironia. Egli sentiva ch'ella era molto lontana dal sospettare quanto con quel rimprovero si apponesse al vero, ma l'ironia l'offendeva istesso.
      — Lei può facilmente immaginare quanta importanza abbia per me questa faccenda, ma però a me non piace di lasciare la signorina Annetta qui sola a combattere anche per mio conto!
      Ella lo guardò attentamente:
      — Ella dunque non vuole partire?
      — Io non voglio nulla, ma, mi sarà permesso, lo spero, di esprimere un mio piacere o un mio dispiacere?
      Ella parve disillusa.
      — Così...? Senta, voglio essere franca. Io non vedo la ragione per cui ella dovrebbe allontanarsi. Annetta è padrona in casa e alla prima parola ch'essa dirà, se sarà detta come si deve, nessuno avrà più nulla da opporre. Non vi sono dunque a temere degli affronti per Annetta o per lei. — Poi, vedendolo esitante e sorpreso: — Io non so come conquistarmi in sì breve tempo la sua fiducia, ma ne ho di bisogno. Ella sta per commettere una sciocchezza ed io voglio impedirgliela. Dunque mi ascolti, segua un mio consiglio, non parta.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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