Pagina (280/444)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Francesca che si era data a Maller perché il più ricco, e, simulatrice astuta, celava sotto un aspetto di sommissione un volere ferreo, un'attività intelligente nell'intrigo con cui tentava di risollevarsi; quella triste casa dei Lanucci ove si sentiva tanto male in mezzo a quegl'imbarazzi, accanto a quella ragazza che già amava colui che le avevano detto che nel suo interesse doveva amare. Oh! gente trista e disgraziata! Gli sembrava che la ferrovia correndo sull'argine piano lo portasse in alto ad un punto donde poteva giudicare tutte quelle persone che correvano dietro a scopi sciocchi o non raggiungibili. E di là si chiese: — Perché non vivono più quieti?
      Si fece allo sportello. La città con le sue bianche case alla riva in largo semicerchio abbracciava il mare e sembrava che tale forma le fosse stata data da un'onda enorme che l'avesse respinta al centro. Era grigia e triste, una nube sempre più densa sul capo sembrava da essa prodotta perché a lei tinta dalle sue nebbie, l'unica traccia della sua vitalità. Era là dentro, in quell'alveare, che la gente si affannava per l'oro, e Alfonso, che là aveva conosciuto la vita e che credeva che così non fosse che là, respirò liberandosi con la foga da quella cappa di nebbia.
     
     
      XVI
     
      Nell'agitazione degli ultimi giorni aveva del tutto dimenticato che il suo viaggio non gli apportava soltanto il piacere di sfuggire i luoghi odiati ma anche la felicità di rivedere il suo paesello.
      Lo evocò dinanzi alla mente e fu subito liberato da ogni amarezza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





Maller Lanucci Alfonso