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      Alfonso gli corse dietro e lo raggiunse in orto. Voleva sentire la sua opinione franca.
      Il dottor Frontini dichiarò che la malattia era molto ma molto grave, ma non escludeva la possibilità che il cuore potesse riprendere la sua attività regolare; ciò accadeva di spesso. S'era accorto dell'immensa angoscia impressa sul volto di Alfonso e aveva aggiunto la seconda frase per compassione. Vedendo che il medico lo guardava con attenzione, con la sua solita rapidità di percezione Alfonso comprese che la prognosi era stata modificata per risparmiarlo. Non poté lagnarsene. Egli conosceva quanto il medico stesso la gravità della malattia e il giudizio di costui non poteva tranquillarlo, ma per il riguardo che il dottore gli usava pensò di essersi ingannato sul suo conto. Certo almeno in quell'istante il dottor Frontini s'interessava all'ammalata. Era forse un vantaggio che alla signora Carolina derivava dalla venuta di Alfonso perché preziosa apparisce la vita di una persona prima di tutto per il valore che altri vi pone.
      Alfonso passò il resto della giornata accanto al letto della madre. Soffriva di non poter andare nel villaggio a salutare degli amici e rivedere qualche parte del caro nido, soddisfare il lungo desiderio. Ma non poté allontanarsi.
      Era rientrato nella stanza e la signora Carolina aveva ben presto espresso il desiderio di dormire; gli occhi le si chiudevano dal sonno. Egli si gettò sul letto del padre a guardarla addormentarsi. Ma per la signora Carolina era compito più difficile di quanto ella stessa sembrasse supporre.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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