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      Tacque perciò.
      Il notaio gli comunicò che Faldelli aveva messo da parte dei capitali e che aveva l'intenzione di comperare dei terreni. Pareva che questa comunicazione dovesse venir seguita da altre che potessero avere maggior importanza per Alfonso. Faldelli lo interruppe per salutarli. Disse a Mascotti stringendogli la mano:
      — Non c'è mica fretta, sa, signor notaio!
      Si avviò con passo frettoloso verso la sua osteria situata di faccia alla bottega del Creglingi nella piazzetta triangolare.
      — Ella fa una passeggiatina per rivedere i luoghi natii, — disse Mascotti di buon umore. — L'accompagno a patto che non si metta a correre.
      Alludeva scherzando a quel brutto momento quando Alfonso aveva perduto la testa all'annunzio dello stato in cui trovavasi sua madre.
      Sulla via principale, casa per casa era rimasta inalterata coi colori immutati perché maggiormente non potevano sbiadirsi, le identiche insegne, alcune finestre sempre chiuse, altre sempre aperte. Ad Alfonso il villaggio sembrava vecchio come un oggetto di museo, che non viene toccato che per farvi i lavori necessari per conservarlo come è. Tutta l'attività degli abitanti si riversava fuori del villaggio, sui campi.
      Una sola casa era stata mutata, aumentata di un piano e sul fianco si distingueva la fabbrica nuova dalla vecchia per il colore annerito della calce che copriva quest'ultima. Era ora abitata dal Selini, fornaio, ma la casa in villaggio si chiamava ancora sempre casa Carli, dalla famiglia che prima l'aveva posseduta.
      Facilmente ad Alfonso riuscì di togliere col pensiero dalla casa tutto quanto vi era stato sovrapposto e rivederla più piccola, nera, triste, casa disgraziata in cui in pochi giorni erano morti meno uno tutti i membri della famiglia Carli: due ragazzi coi quali Alfonso aveva giuocato, una fanciulla di tre lustri e il padre, un buon amico del vecchio Nitti, lindo, sempre vestito di una giubba bianca tanto candida che non vi si distingueva la farina onde era aspersa.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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