Pagina (315/444)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il male suo era tale che aveva rotto ogni sua resistenza e fattole dimenticare ogni antipatia. Le avevano detto che la salvezza doveva venire dal dottor Frontini ed ella ci aveva creduto.
      Il dottore veniva perciò più di spesso e si fermava per delle ore a ciarlare con Alfonso più d'altre cose che della malattia della signora Carolina. Non aveva saputo mostrare la sua scienza su quella e cercava di mostrarla parlando d'altro. Alfonso era lieto di vederlo fermarsi lungamente in camera dell'ammalata perché se durante quel tempo la signora Carolina si sentiva peggio, per quanto Frontini poco o nulla potesse aiutare, egli si sentiva più tranquillo.
      Mascotti veniva di spesso, ma si fermava alla porta, le gridava qualche parola d'incoraggiamento, ma non entrava. L'ammalata si avvide della sua ripugnanza ad entrare e chiese ad Alfonso:
      — Puzzo tanto che mi si evita così?
      Era divenuta sempre più pesante l'atmosfera in quella stanza e persino Alfonso si sentiva sollevato quando poteva correre per una mezz'ora all'aperto. Non si poteva più ventilare la stanza perché in pochi giorni, dopo una nevicata, la temperatura si era sensibilmente abbassata, tanto che le lastre delle finestre erano coperte di fogliami capricciosi di ghiaccio. Anche quando si sentiva mancare il fiato l'ammalata non chiedeva più si aprissero le finestre perché una volta che dall'aria aveva sperato sollievo poco mancò che quel freddo tagliente non la ammazzasse.
      Era una vita ben strana quella ch'egli conduceva in quella stanza, tutto il giorno occupato a convincere l'ammalata che il suo male non era grave o a tentare di alleviarglielo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





Frontini Alfonso Carolina Carolina Frontini Alfonso Alfonso