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      Forse ella era stata ad osservare il suo volto dal momento in cui egli s'era abbandonato alle sue riflessioni.
      Egli trasalì.
      — No! — rispose, — è un amico che mi chiacchiera su cose che non mi fanno ridere.
      Ella non chiese altro. Le costava un grande sforzo rivolgere la sua attenzione alle cose di fuori ed era facile ingannarla.
      La lettera di Francesca gli portava del resto una buona notizia. Proprio come essa lo aveva preveduto, la sua partenza dalla città era equivaluta a una rinunzia ad Annetta. Ora ne era sicuro, sarebbe stato lui l'abbandonato e la parte gli piaceva molto più che quella di traditore. Intuiva che invece Annetta non avrebbe sopportato di essere l'abbandonata e che era ad ogni modo più soddisfatta di essere dessa la prima a lasciarlo. Così da quella parte non aveva rimorsi.
      Mettendosi a scrivere la risposta che doveva dare a Francesca per quanto ella non l'avesse chiesta, comprese che la difficoltà principale, per renderla efficace, per non attirarsi anche l'odio di Francesca, era di persuaderla della gravità della malattia della madre. Sembrava che alle due donne non fosse stata fatta alcuna comunicazione in questo riguardo dalla direzione della banca. Finì col trovare la nota giusta. Evitò ogni artifizio e fu breve come persona che espone dei fatti veri non curandosi di addurre prove della propria veracità. Disse che sua madre era in pericolo di vita e ch'egli per il momento non aveva testa per altro. Chiuse con una frase che gli parve ed era realmente una trovata.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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