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      Fu quindi seccato d'imbattersi all'uscire di casa nel giovine Creglingi, lo sposo di Rosina. Accompagnato da due contadini, andava verso i suoi campi situati di là dalla casa di Alfonso; occupavano una metà della plaga più ubertosa della valle.
      Alfonso non seppe celare del tutto che l'incontro non era stato da lui molto desiderato ma, ed egli se ne accorse, neppure Creglingi ebbe subito il modo più amichevole, e anzi, se Alfonso non si fosse mosso per il primo ad incontrarlo vergognandosi di passare accanto al suo antico amico senza neppur salutarlo, Creglingi non avrebbe dimostrato di essersi accorto di lui.
      «Tanto mi è dispiaciuto di trovarlo sposo di Rosina?» si chiese Alfonso sorpreso del proprio odio e non dell'altrui.
      — Come stai? — gli chiese Creglingi, un giovine forte, dai tratti volgari, la pelle macchiata dal sole e nel viso quasi rotondo gli occhi piccoli dell'astuzia. Dimostrava qualche imbarazzo e Alfonso gli attribuì della gelosia per Rosina.
      — Le mie congratulazioni, — disse subito Alfonso, e gli strinse con forza la mano per non lasciar dubitare della sincerità dei suoi auguri.
      Ma Creglingi ricevute tali congratulazioni parve non si trovasse meglio col vecchio amico e lo lasciò asserendo che doveva essere di ritorno a una data ora dopo aver fatto tagliare del fieno in un campo per giungere al quale doveva camminare ancora parecchio.
      Era un'amicizia di prima gioventù ed era durata fino alla partenza di Alfonso ad onta che con l'avanzarsi dell'età la differenza fra i due giovani fosse divenuta sempre maggiore.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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