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      Il dottore poi assicurò che per l'ammalata erano stati eseguiti tutti i dettami della scienza, ma che già dallo scoppio del male egli aveva compreso che non c'era più rimedio. Lo aveva detto a Mascotti.
      — Non era forse vero?
      Mascotti confermò.
      Alfonso stava a udire comprendendo a metà, infastidito dalle loro voci. Non bevette affatto e parlò poco, soltanto quando era costretto a rispondere a una domanda diretta. Non era commosso, ma sembrava riflettesse profondamente; una grande stanchezza nelle membra e nella testa lo accasciava. Certo, Mascotti dovette pensare che quel figliuolo aveva poco cuore.
      Non c'erano letti in casa all'infuori di quello del padre, e quello si sarebbe dovuto scomporre per trarlo fuori dalla stanza della morta. Mascotti rinnovò la sua proposta che Alfonso andasse a dormire per un paio di notti da lui, e Frontini, con un poco più di energia perché a lui non costava niente, lo appoggiò. Alfonso, stanco, adottò il partito che gli costava meno parole, accettò. Giuseppina promise di far dessa la guardia al cadavere. Non era mai stata tanto pronta e attiva. Ella aveva avvisato il curato e s'era data un gran da fare intorno alla morta a cui aveva posto fra le mani un crocifisso e messo a canto due candele.
      Prima di uscire da quella casa Alfonso volle baciare la madre, e vedendo che Mascotti e Frontini non badavano a lui tentò di entrare non visto nella stanza vicina. Mascotti glielo impedì dicendogli che avrebbe potuto porgere l'estremo saluto alla defunta il giorno dopo.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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