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      Frontini si congedò da Alfonso dicendogli qualche parola che non venne da lui udita; dovevano essere ancora delle consolazioni.
      La figlia del notaio, una vecchia zitella bruttina, aperse la porta e quantunque già sapesse della disgrazia toccata ad Alfonso, subito dopo strettagli la mano in segno di condoglianza, gli disse una frase ch'era preparata da chissà quanto tempo e a cui ella non aveva saputo rinunziare per quanto fosse fuori di luogo:
      — Non aveva proprio trovato il tempo sinora di farmi una visita; in un mese!
      Egli volle scusarsi, ma Mascotti lo interruppe ordinando bruscamente alla figliuola di andare a preparare il letto per Alfonso. Costei obbedì, ma dopo di essersi sorpresa che non la si fosse avvisata prima dell'ospitalità che ora tutt'ad un tratto le si chiedeva. Vincendo la sua enorme stanchezza, Alfonso sarebbe uscito da quella casa se ella non avesse resa più cortese la sua frase dicendo che, non essendo stata prevenuta, egli si sarebbe trovato molto male nella stanza e nel letto ch'ella doveva destinargli.
      Infatti, lasciato solo in una stanzuccia di una finestra, si sentì molto male. Dovette aprire subito la finestra perché l'aria era più umida che fuori. Un forte odore di muffa aumentava la sua tristezza. Gli sembrava che intorno a lui tutto marcisse. La stanza era a pianterreno e la finestra dava sulla via principale. Quando si ritirò dalla finestra, l'odore nella stanza era forte come se l'aria non vi si fosse ancora mutata. Fu in procinto di fuggirne facendo un salto sulla via.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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