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      L'avevano chiamata dunque anziché mandare lui fuori di casa. Anche Mascotti era una buona persona.
      Aveva una forte sete e mise un piede fuori del letto per andare a bere da una bottiglia d'acqua ch'egli tanto presto aveva scoperta perché vi si rifletteva il piccolo chiarore del lumicino.
      — Vuole rimanere nel suo letto? — gridò improvvisamente Giuseppina minacciosa andando verso di lui.
      Spaventato ritirò la gamba.
      — Non volevo che acqua! — disse per iscusarsi.
      — Ah! è in sé! — disse Giuseppina riflettendo comodamente ad alta voce. — Scusi! — aggiunse e quella sua voce grossa d'uomo non sapeva chiedere scusa, — mi hanno raccomandato di stare molto attenta! — Gli diede dell'acqua quanta ne volle.
      Dovettero essere più giorni che passò in quello stato perché più volte aprendo gli occhi rimanevano sorpresi dalla luce del giorno mentre s'erano chiusi di notte.
      Una volta aprendo gli occhi ebbe la sorpresa di trovarsi sulla via, dinanzi alla casa di Mascotti, sostenuto da Frontini e da Giuseppina. Dubitando non fosse un sogno, non dimostrò la sua sorpresa e non chiese spiegazioni. Venne fatto salire su una carrettella che subito si mise in movimento lentamente ma non evitando perciò, inevitabili sul selciato irregolare, le scosse onde egli si risentiva come di legnate. Fu lieto quando altre visioni scacciarono quella e anche quando si riebbe di notte quella gita gli parve frutto del delirio.
      Ma alla mattina sentendosi tranquillo come dopo un lungo riposo e la mente quieta, alquanto intorpidita, ma già rivolta del tutto ai fatti che avevano preceduto la sua malattia, s'accorse che non era stata una visione.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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