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      Ma Prarchi non la disse e parlò di Fumigi. Ripeté in parte cose che Alfonso già conosceva. Dopo la liquidazione forzata della casa di Fumigi, s'era manifestata in costui una malattia che Prarchi subito aveva definito per paralisi progressiva quando gli altri ancora erano incerti fra questa e spinite. La voce di Prarchi non isvelava commozione che quando raccontava di qualche sua risposta con la quale velatamente aveva dato dell'ignorante a un medico notissimo. Il triste destino di Fumigi aveva dato delle bellissime soddisfazioni al giovine medico e parlava di queste non di quello. Prarchi aveva fatta un'altra asserzione giusta e ch'era stata confermata dai contabili di Maller. Non la malattia di Fumigi era stata la conseguenza della sua rovina commerciale, ma invece quella era stata la causa di questa; i primi sintomi della malattia s'erano manifestati precisamente nei suoi affari.
      — Oh! un fatto tragico! — e qui Prarchi si commosse di una commozione chiassosa. — Il lavoro di tutta una vita perduto per qualche nervetto che si è corrotto. Quell'imbecille, pur sentendosi ammalato, ha voluto continuare a lavorare e in poche settimane ha saputo fare di tali speculazioni che la saggezza di tutta la sua vita non compensa. Chiamare il medico in tempo è talvolta un grande vantaggio.
      Sempre fermo nel suo pensiero unico, Alfonso trovò il modo di costringere Prarchi a parlare di Annetta.
      — Non è per amore ad Annetta che s'è attirato questa malattia?
      — Non lo credo! — rispose Prarchi. — Forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma sono malattie che si formano lentamente.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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