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      Ciò lo calmò; nell'istesso modo si sarebbe sempre contenuto e, come Prarchi, avrebbe ingannato tutti.
      Appena rimasto solo comprese, indovinò che Annetta già allora doveva essere fidanzata a Macario. In quel fatto non v'era nulla che potesse sorprenderlo. Era stato avvisato che così sarebbe avvenuto ed era strano che ricevendo la lettera di Francesca, quella che gli aveva portato tale avviso, egli non avesse provato la fitta al cuore che dinanzi a Prarchi quasi gli aveva fatto dare un grido. Anche questo spiegò. Là nel villaggio, viste da lontano, le cose perdevano della loro importanza. Lo aveva agitato più l'odio di Creglingi che non le minaccie di Francesca.
      Attraversò la piazza, assente in mezzo al frastuono delle venditrici di frutta e d'erbaggi. Si trovava circondato da crocchi di domestiche che facevano le loro provviste. Tranquille, avevano l'aspetto franco cui l'oretta d'indipendenza dava loro diritto. Qualche padrona o qualche signorina passava affaccendata accompagnata dalla fantesca. Egli non chiedeva di passare; attendeva a lungo che i gruppi si sciogliessero per lasciargli libera la via o anche che una singola di quelle persone, vestita trascuratamente ma gli stivaletti neri, lucidi, spostasse il grande ombrello, per fargli posto. Nel suo stato d'animo era lieto di dover camminare tanto lentamente.
      Ma egli si trovava in città allorché Francesca lo aveva avvertito di quanto stava per succedere e l'impressione da lui provata allora era stata tanto debole. Certo! Egli aveva fatto bene a partire e anche allora lo riconosceva perché non aveva mica dimenticato tutte le ragioni che lo avevano indotto a quel passo!


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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